Specie di cui esiste casistica documentata di intossicazioni. Se solo sindrome gastrointestinale, deve trattarsi di tossicità costante oppure, nel caso di tossicità incostante, il numero di casi
deve essere sufficientemente rilevante a confronto con l’entità del consumo alimentare. Viene specificata la sindrome e talora altre caratteristiche della tossicità finora riscontrata. Vengono qui incluse anche le specie consumate tradizionalmente che possono causare reazioni avverse gravi, rabdomiolisi esclusa.
- Specie tossiche consumate per errore di determinazione. (1)
- Specie consumate per tradizione, che possono provocare reazioni avverse gravi oppure alta probabilità di intossicazioni non gravi. (2)
Nel presente testo i termini “tossico” e “velenoso” vengono considerati sinonimi e il tipo di tossicità viene specificato aggiungendo un sintetico riferimento alla sindrome o alla casistica ad oggi nota. Approfondimenti vengono proposti nei casi in cui esista consumo alimentare tradizionale, nonostante le specie siano considerate tossiche (Paxillus, Gyromitra, ecc.) mentre in altri casi (Amanita phalloides, Cortinarius orellanus, Entoloma sinuatum,
ecc.) la tossicità e la sindrome vengono solo menzionate ma non descritte. In questi casi, per maggiori informazioni il lettore potrà fare riferimento ai principali testi di micotossicologia. Può essere attribuito uno status di “tossico” anche nel caso in cui una specie consumata provochi sindrome gastrointestinale in modo incostante ma con una elevata probabilità di intossicazione in caso di consumo (Agaricus xanthodermus). In questi casi, rispetto alle specie consumate che vengono classificate “sconsigliate”, sussiste quindi un rischio più
elevato.