Specie più o meno consumate, con presenza di criticità.
Specie consumate tradizionalmente in Italia e / o altri Paesi UE, che però presentano criticità per cui il consumo alimentare non può ritenersi “sufficientemente sicuro”.
La facoltà di ammettere tali specie al consumo privato con determinate modalità può essere valutata caso per caso e anche su scala locale (con l’esclusione di T. equestre, in virtù di Ordinanza ministeriale di divieto); per contro, tali specie non dovrebbero in ogni caso essere ammesse alla vendita, anche qualora ve ne fosse la facoltà sul piano legale.
Nei casi in cui una specie tradizionalmente consumata in Italia o che abbia altre importanti valenze a livello alimentare (per esempio se risulta commercializzabile o è diffusamente consumata in altri Paesi UE) presenti una o più criticità che non consentono di considerare il consumo alimentare “sufficientemente sicuro”, si utilizza la definizione di specie “sconsigliata”.
La principale criticità è il verificarsi di reazioni avverse di tipo gastrointestinale (o comunque non gravi) in numero significativo rispetto all’entità del consumo, oppure per la presenza di una o più delle seguenti altre problematiche:
– sospetta tossicità derivante da documentate caratteristiche biochimiche (es. Sarcosphaera coronaria);
– accentuata confondibilità con specie tossiche rilevanti (es. Tricholoma sejunctum / Amanita phalloides, Pholiota mutabilis / Galerina marginata);
– rarissima insorgenza di reazioni avverse gravi con presenza di rabdomiolisi, in seguito a consumo in quantità eccessive in più pasti consecutivi (Tricholoma equestre).
Per attribuire a una specie consumata lo status di “sconsigliata” a causa della sola confondibilità con specie tossiche, occorre che ciò costituisca effettivamente un rischio medio o elevato. Occorre inoltre confrontare tale rischio con la casistica disponibile in ambito nazionale ed europeo e con la rilevanza del consumo alimentare.
La scelta di inserire T. equestre fra le specie sconsigliate e non fra quelle tossiche, nonostante la potenzialità di provocare reazioni avverse gravi, è dovuta ad un insieme di valutazioni che sono riportate nella parte relativa a tale specie. La principale differenza rispetto ad una situazione complessivamente simile che si ha per specie qui considerate tossiche, come Gyromitra esculenta e Paxillus involutus (largamente consumate ma con la potenzialità di causare intossicazioni molto gravi e potenzialmente mortali), sta nella facilità di evitare l’insorgere della reazione avversa grave. Nel caso di T. equestre, infatti, non sono necessari particolari trattamenti o non esiste il rischio dovuto a reazione del sistema immunitario in base a una imprevedibile sensibilità individuale, ma è sufficiente limitare i quantitativi consumati. Infatti non sono noti, in letteratura, casi in cui il consumo moderato della specie fungina abbia causato sindrome rabdomiolitica. Tale considerazione, in ambito europeo, è applicabile in generale a tutte le specie che, in virtù di soli studi biochimici ed esperimenti su cavie, sono state ritenute potenziali agenti di sindrome rabdomiolitica da funghi (DAvOLI & AL. 2016). Queste specie, in assenza di casistiche rilevanti di intossicazioni e in presenza di consumo alimentare, continuano pertanto a essere classificate commestibili.